Il principale produttore J. Wray & Nephew Limited (JWN) ha annunciato un investimento di 65 milioni di dollari in un innovativo impianto di trattamento di Dunder (Vinasse) e la messa in servizio di una nuova colonna da 14,1 milioni di dollari nella sua distilleria New Yarmouth a Clarendon. Un investimento totale da 80 milioni da parte del gruppo Campari, che porterà la storica JWN ad aumentare la produzione di rum per soddisfare la crescente domanda globale ma anche a migliorare il sistema di gestione dei rifiuti.
Anima della Giamaica
La Giamaica è la terra dell’heavy pot rum per eccellenza, un nettare dall’intensità aromatica e dall’alto contenuto di esteri che rappresenta lo spirito funk dell’isola, solitamente consumato a una gradazione alcolica di 63-65% abv, tipica degli overproof. Il Wray & Nephew Overproof è un simbolo della Giamaica e parte integrante della vita quotidiana e della cultura del paese: è il rum con il quale i giamaicani accompagnano pasti e celebrano matrimoni, compleanni, nascite e funerali. Il suo utilizzo è talmente radicato nella popolazione che non è riservato al solo consumo, ma viene impiegato per utilizzi completamente diversi tra loro: disinfettante, antidolorifico dentale, cura contro la congiuntivite, o persino come conservante per cadaveri in attesa della sepoltura! Il bianco overproof rappresenta oltre il 90% dei rum bianchi dell’isola e quasi l’80% del rum totale consumato. La storia di questo rum ha inizio nel 1825, quando il commerciante di rum e fondatore dell’azienda John Wray, insieme al nipote, aprì The Shakespeare Tavern a Kingston Town, quando ancora non era capitale della Giamaica. Nel primo decennio del 1900, J. Wray & Nephew acquista i tre sugar estate giamaicani di Greenwich, Carlisle e Monymusk, e in concomitanza all’avvento dei grandi gruppi internazionali dopo la seconda guerra mondiale, nel 1917 anche la Appleton Estate, la seconda distilleria di rum più antica al mondo e una delle più rinomate per i suoi rum.
J. Wray & Nephew possiede oggi 4000 ettari piantati a canna da zucchero, generalmente raccolta tra
gennaio e aprile. Le tecniche di fermentazione sono molteplici, possono durare fino a 36 ore e comprendono acqua, melassa, ma anche dunder e succo di canna fresco in piccole quantità. I ceppi di lievito utilizzati sono di proprietà e coltivati da generazioni per ottenere un mosto fermentato con una concentrazione alcolica al 7%. La distillazione si effettua sia in alambicco discontinuo a doppia storta (86% abv) sia in colonna (96% abv). L’affinamento, quando presente, viene fatto per la maggioranza in botti di rovere americano, con una perdita annua media per evaporazione del 6%. In particolare, Wray & Nephew Overproof è prodotto con la melassa proveniente da Appleton Estate, nella Black River Valley. La melassa viene fermentata utilizzando l’acqua di una sorgente presente nella plantation, molto ricca di sali minerali. Il distillato finale è un blend di pot still a doppia storta e colonna continua ottenuti a New Yarmouth Estate, caratterizzato dall’inconfondibile funk giamaicano. Ora di proprietà di Campari, J. Wray & Nephew Ltd è all’origine del 63% di tutti i distillati prodotti sul suolo giamaicano, è quindi il principale produttore di rum della Giamaica.
Nuova colonna da 14M a New Yarmouth
A testimonianza dell’importanza strategica dell’azienda sia a livello locale che globale, il Gruppo Campari ha recentemente investito circa 80 milioni di dollari in JWN; dopo aver commissionato una
nuova colonna di distillazione del valore di 14,1 milioni di dollari, ha presentato un investimento da 65 milioni di dollari per un nuovo impianto di trattamento del dunder (vinasse), il cui completamento è previsto entro inizio 2025 presso la sua distilleria New Yarmouth a Gimme-Me-Bit, Clarendon. La colonna installata nello stabilimento di New Yarmouth è una delle più grandi dei Caraibi, la sua costruzione era iniziata nell’estate del 2020 e portata a termine già a ottobre 2021. Unica nel suo genere, è tecnologicamente progettata per portare lo stabilimento ai più alti standard nella produzione di rum in Giamaica; questo permetterà a JWN di ridurre di circa il 20% il consumo energetico rispetto agli standard locali.
Inoltre il sistema permette di ottimizzare la generazione degli scarti, cioè i rifiuti del processo produttivo, riducendo di circa il 27% la produzione di dunder, il sottoprodotto di scarto della distillazione del rum. E la produzione del Rum? Secondo Crea Kitcher, vice-presidente del settore produttivo di Campari per le Americhe, queste nuove installazioni consentiranno a JWN di triplicare la capacità produttiva dai 20.000l di rum attuali a ben 60.000l a regime. L’installazione di questa colonna all’avanguardia della tecnologia non riguarda soltanto un upgrade meccanico, ma è un punto di svolta che unisce tradizione e innovazione e che permetterà all’azienda di aumentare il numero di marks che potranno essere prodotti, migliorando la competitività globale del brand e segnando un grosso passo in avanti nel settore. Come sostenuto anche dal presidente della Spirits Pool Association ed ex-presidente della stessa JWN, Clement “Jimmy” Lawrence, il fatto di aumentare il numero di marks potenzialmente prodotti da una singola colonna significa aumentare la quantità di rum prodotta per soddisfare la domanda locale e globale, in costante aumento, ed evitare futuri shortage. Questo fa ben sperare per l’industria degli alcolici e in particolare per la Giamaica che realizzerà maggiori guadagni attraverso ulteriori esportazioni di rum grazie all’aumento della produzione per lo sfruttamento del mercato internazionale.
Il nuovo impianto di trattamento degli scarti (dunder) sarà la prima struttura del suo genere nei Caraibi anglofoni e secondo JWN questo progetto è destinato a rivoluzionare il settore del rum non solo in Giamaica, ma in tutta la regione dei Caraibi, e a creare un nuovo standard per la gestione del dunder, con un grande potenziale di rigenerazione e un impatto ambientale positivo sostenuto.
Fiumi di dunder!
Data la capacità attuale più che raddoppiata della distilleria, nonostante l’ottimizzazione offerta dalla nuova colonna, la produzione di dunder sta aumentando più che mai e il trattamento degli scarti diventa sempre più cruciale. Il dunder, riutilizzato storicamente come fertilizzante nei campi di canna da zucchero, è costituito da una quantità relativamente elevata di sali, da composti di ammoniaca e zolfo che creano un’elevata domanda chimica e biologica di ossigeno e, se non trattati, impattano negativamente sull’ambiente. Complice anche il clima che sta cambiando anche nella regione caraibica, le condizioni sono sempre più secche; quando le piogge arrivano, lo fanno con volumi estremi, portando a un rapido deflusso che trascina il terriccio e, a sua volta, dunder nei corsi d’acqua andando a creare uno scompenso di ossigeno nell’ecosistema. L’utilizzo diretto del dunder come fertilizzante nei campi di canna da zucchero, con il passare del tempo, diventa quindi una pratica dannosa per l’ambiente e il Gruppo Campari ha riconosciuto la necessità di ridurre il più possibile questo impatto ambientale.
Lo scopo è proprio quello di non causare la riduzione dell’ossigeno nei corsi d’acqua che vengono utilizzati per l’irrigazione delle piantagioni, in modo che l’intero ecosistema possa godere di un ambiente sano. Il nuovo plant di trattamento del dunder a New Yarmouth convertirà il materiale di scarto in solidi concentrati di melassa, che potranno essere utilizzati per la produzione di mangimi per il bestiame, oppure in aggiunta ad acqua per la fertirrigazione delle colture. Un impianto di trattamento che in questa sua prima fase di impiego tratterà in modo sostenibile circa 264.000m3 di scarti nel 2024, permettendo all’azienda di superare le sfide poste dalle condizioni meteorologiche avverse e dai cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale. Il Gruppo Campari ha inoltre investito in energia rinnovabile installando anche un impianto solare fotovoltaico da 750kW per la produzione di vapore utilizzato nel processo di distillazione, soppiantando il gasolio che veniva utilizzato in precedenza.
Un progetto globale verso la sostenibilità
Dall’operazione di acquisizione di JWN nel 2012, Campari ha investito più di 193 milioni di dollari in Giamaica, di cui 10 milioni all’anno nel marchio. 6,2 milioni sono stati investiti tra un impianto di trattamento delle acque reflue, un sistema solare fotovoltaico e un impianto di riciclaggio dei rifiuti solidi presso l’impianto di Spanish Town Road a St Andrew. Altri 7 milioni sono stati investiti nel branding della Joy Spence Experience presso Appleton Estate a St Elizabeth. Gli investimenti innovativi commissionati da Campari a New Yarmouth rappresentano una parte di un progetto globale a cui i vertici dell’azienda speravano da tempo di dare vita, ma che fino a una decina di anni fa non trovava le risorse necessarie per prendere forma. Ѐ un passo in avanti strategico per JWN inteso allo sviluppo del brand in termini di mercato e sostenibilità ambientale. In parallelo all’aumento della produzione, JWN si assicurerà che le sue esigenze di gestione dei rifiuti siano soddisfatte lavorando con le autorità giamaicane per garantire il rispetto di processi e le procedure di sicurezza. Sia l’efficienza energetica che la riduzione dei rifiuti sono passi chiave nel percorso di sostenibilità di JWN e l’impegno nel trasformare il dunder in materiali di valore e ridurre il loro impatto sull’ambiente è perfettamente in linea con gli obiettivi del governo giamaicano. Questi passi importanti rappresentano anche una grande vittoria per l’industria del rum in Giamaica e nei Caraibi in generale, elevando il distillato di canna giamaicano a uno standard ancora più competitivo, considerando anche la crescita attesa nelle regioni asiatiche del Pacifico. Pianificando gli investimenti in modo ragionevole la Giamaica potrà raggiungere i suoi obiettivi in termini ambientali, essenziali per uno sviluppo economico e uno stile di vita più prospero. La volontà di JWN è quella di continuare su questa strada, nella produzione di rum nel rispetto delle comunità e dell’ambiente in cui vivono.