“il mio rum tra passato e futuro “
è un’idea nata per rivolgere dieci domande agli organizzatori dei principali festival internazionali sul mondo del rum.
Continuiamo con la pubblicazione delle risposte di Leonardo Pinto, fondatore di ShowRum il festival internazionale italiano interamente dedicato al mondo del rum che si svolgerà dal 26 al 28 settembre prossimo.
1 – Leonardo qual è il primo rum che ti ricordi di aver bevuto?
Sinceramente non mi ricordo il primo in assoluto, ne bevevo diversi ma il Samaroli West Indies 1948 fu il primo che mi fece esclamare “woah”!
2 – C’è stato un marchio in particolare che ti ha fatto innamorare del mondo di questo distillato?
Non c’è stato in realtà un marchio in particolare. Alla fine degli anni Novanta, quando mi avvicinai alle degustazioni di rum, le informazioni che si trovavano su questo distillato erano davvero poche. Così, incuriosito dal mix tra mistero e liquido nel bicchiere, incominciai a raccogliere informazioni e ad assaggiarne sempre di nuovi cercando di scoprire ogni volta qualcosa in più sulla marca sul processo di produzione e sul profilo organolettico.
3 – Quali sono le tre caratteristiche essenziali che deve avere il tuo RumFest?
Educazione, organizzazione e cultura.
4 – Se tu fossi in un’isola deserta quale tipologia di rum ti piacerebbe avere con te?
Il primo che troverei nella mia riserva personale, perchè lì tengo tutte le bottiglie che amo.
5 -Quale futuro e quale tendenza di mercato vedi per il rum?
Penso che nuove norme di trasparenza sulle etichette in bottiglia saranno introdotte in alcuni Paesi e questo sarà solo l’inizio di una rivoluzione per avere sempre più rum autentici.
6 – Come vedi evolversi nel futuro l’industria degli spirits?
Gran bella domanda, penso che sia impossibile parlare di quest’industria in una sola risposta. In passato il marketing e la pubblicità erano l’arma principale che guidava il consumatore. Oggi con Internet sono cambiate queste regole. Sono nati blogger, fiere e siti Web indipendenti che penso e spero possano far emergere ancora di più i distillati autentici e genuini che possono rappresentare il futuro di questo settore.
7 – La Cachaça nei prossimi anni quale parte di mercato andrà ad occupare?
La cachaca è come un bambino con una lunga storia, e non è per niente lontana da quella del rum. Può raggiungere una grande popolarità ma per far questo necessita di una spinta dal governo brasiliano.
8 – In questo momento di maggiore consapevolezza nel mondo del rum, come possono i vostri festival aiutare gli appassionati e chi si avvicina a questo distillato a comprenderlo ed apprezzarlo ancor meglio?
Grazie ai festival si può essere a contatto con gli esperti del settore, partecipare a seminari e dibattiti per raccogliere nuove informazioni. Avere la possibilità di fare degustazioni per ampliare il proprio gusto, conoscere più a fondo metodi di produzione e la storia di questo distillato.
9 – Quali potrebbero essere gli effetti di una legislazione unificata sul rum come per l’AOC della Martinica?
Credo che una legislazione così rigida non verrà mai accettata dal “mondo” del rum. Quello in cui possiamo sperare è una certificazione che metta alcune regole di base come dei limiti per i dolcificanti, coloranti e altri additivi.
10 – Leo come ultima domanda ti chiedo in quale altro luogo ti piacerebbe organizzare un festival sul rum che non sia Roma?
In Jappone!
Grazie a Leonardo Pinto per la sua disponibilità e invito tutti a visitare il suo festival a Roma. Alla prossima intervista con ospite Javier Herrera ideatore del Congreso International del Ron di Madrid.
Marco Graziano