In questa torrida estate tre amici nonchè colleghi di bevute e passione hanno pubblicato le loro opere. Dopo l’uscita del meraviglioso manuale “Miscelare” scritto da Giovanni Ceccarelli e Federico Mastellari e mentre aspettiamo frementi settembre per l’opera del mio rumbrother Leonardo Pinto con “Il mondo del rum” ora è il momento della seconda edizione de “Il Grande libro dei Rum” di Davide Staffa.
Il libro, o meglio l’atlante sulla canna da zucchero dopo le prime pagine di introduzione sulla storia, metodi di produzione e degustazione del distillato analizza quasi 1000 etichette di rum provenienti da tutto il mondo. Il lavoro di ricerca nato nell’agosto del 2006, quasi per gioco, vede l’uscita della prima edizione nel luglio del 2013. Proprio quell’anno in cui conosco Davide e ne consegue una splendida amicizia.

Davide con un lunghissimo lavoro di ricerca a voluto catalogare e mettere ordine nella fitta ragnatela composta da etichette provenienti direttamente dalle distillerie di produzione e quelle degli imbottigliatori indipendenti, suddividendo il tutto per il paese d’origine. Il libro, prodotto a chilometro zero grazie all’intervento grafico de La Madia Travelfood di Cesena, che ha lavorato per oltre un anno sui nuovi materiali prodotti, e grazie alla tipografia Faentina Valgemigli che ha curato tutta la stampa. Io con piacere ho contribuito con qualche foto dei miei viaggi per dare l’idea dei luoghi di produzione caraibici oltre alla sterminata raccolta di etichette e bottiglie che rispetto alla prima edizione aumentano quasi del 50%.
Davide tiene a sottolineare che questa seconda edizione del libro è stata completamente autofinanziata senza richiedere nessun contributo dalle aziende e persone citate. Come mi ha raccontato lui stesso, spinto dalla voglia di dare la possibilità di approfondire la conoscenza a 360gradi su questo distillato a chi avrà quest’opera tra le mani, visto che sul whisky e sulla birra c’è di tutto e di più per saziare la propria curiosità mentre sul rum quel poco che c’era era stampato all’estero. Nasce così il desiderio di colmare un gap visto che anche lui stesso vede il rum principalmente come un aggregatore di amicizie e di persone che mantengono un profilo di semplicità. Alla mia domanda su qual’è l’emozione che gli regala questo distillato la risposta è la seguente: “non ho trovato gara o smania di diventare dei soloni come nel mondo del vino, questa è l’emozione più grande che mi regala il rum al di là dei gusti e degli stili”.
Bravo Davide a presto lungo #leviedelrum
Marco Graziano