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Confessioni di una mente spiritosa

Colgo l’occasione per scrivere queste righe per analizzare insieme a voi un concetto, o meglio una paura che tocca il lato sentimentale che mi lega al rum. Una settimana fà ho avuto l’onore di guidare il lancio della nuova linea Appleton Estate e da quel momento ad oggi ho ricevuto tantissime domande e richieste al riguardo dei nuovi rum. La cosa mi fà assolutamente piacere ma se analizzo le richieste trovo una percentuale troppo alta, per il mio punto di vista ovviamente, di domande del tipo ma quanto congeneri ha?, quanti esterici sono?, quali mark sono stati utilizzati?.

Ora chiariamoci subito, questo genere di domande sono più che lecite e possono confermare un’evoluzione costante del degustatore, ma la mia riflessione è incentrata sul fatto di cosa noi cerchiamo dal distillato e soprattutto su una delle caratteristiche principali che stiamo perdendo di vista. Il mio pensiero è rivolto al consumatore, all’appassionato che si avvicina ad un nuovo prodotto e sempre più spesso con mano ferma e freddezza degna di un chirurgo lo analizza dimenticandosi quasi completamente del meraviglioso lato sentimentale ed emozionale che può celarsi all’interno di una bottiglia. Col tempo siamo passati di tormentone in tormentone partendo da agricolo o tradizionale?, il numero in etichetta è basso o è solera?!, ma è pot still?, invecchiato si ma dove?, quanto zucchero ha?. Tutte domande giuste ma che lasciano sempre più l’impressione che si creino troppi preconcetti ancor prima di togliere il tappo, invece di lasciarsi andare liberamente all’assaggio e poi in secondo momento alla valutazione di tutte le variabili tecniche che lo hanno portato ad essere così. Se da domani in etichetta troverò scritto 15 grammi litro di zucchero allora potrò dire a me stesso che quel rum mi piace più di prima?. Il lato soggettivo è imprescindibile e unico, preserviamolo senza paura.

Il pensatore, Auguste Rodin (1904)

Ricordo i tempi in cui assieme all’amico Leonardo Pinto passavamo ore a raccontarci la degustazione di un prodotto partendo sempre dal lato emozionale e soprattutto se ci era paiciuto, poi si apriva il capitolo #pornrum e divagavamo su tutto il resto riguardo la sua produzione ecc… Anche ora col passare degli anni, quando mi confronto per avere un’ idea su un prodotto non ancora assaggiato, con il mio gruppetto un pò nerd (senza fare nomi; Leonardo, Anna, Gianni, Davide) la prima parola che esce è sempre legata all’impatto emotivo, magari in modo sintetico come; figo, c’è, è bbono!. Ricordo anche una frase che mi disse Claudio Riva durante una delle prime degustazioni assieme, mentre iniziava a conoscere ed approfondire il mondo dei pirati, “spero che non succeda al mondo del rum quello che è accaduto al whisky negli anni ’90” . La memorizzai senza analizzarla, ma ora ripensandoci potrebbe materializzarsi questa predizione?. Grandi gruppi che aumentano e hanno sempre più carte nel loro mazzo, tipologie di prodotti che si assomigliano, creati su decisione di indagini di mercato e fogli excel. Il rum non’è ancora questo e voglio sperare che lotti il più a lungo possibile per non esserlo con l’aiuto di chi sceglie con la propria testa senza condizionamenti di sorta.

Per concludere questa divagazione di riflessioni voglio solo permettermi di consigliarvi di assaggiare, degustare e bere un rum senza troppi pensieri a prescindere, lasciate andare le vostre emozioni, non sentitevi in obbligo di dover procedere ad analizzare e secernere il perchè e il percome. Per quell’analisi ci sarà tempo ma prima cerchiamo di condividere magari con chi in quel momento assaggia con noi. Torniamo ad essere più pirati e godere di quel che riempie il bicchiere!

Se mi sono sbagliato o sono fuori strada meglio così, felice della visione distorta per colpa della mia parte troppo sentimentale verso la canna da zucchero, ma, e c’è sempre un ma, se ci ho visto giusto…

2 risposte

  1. Il rum come gli altri distillati e gli alcolici generano sensazioni… Dare un giudizio che accomuni le sensazioni di molti è difficile ma in fondo l’importante è che piaccia. Un po’come le donne , può essere anche la più brutta del mondo per gli altri ,ma se ti emoziona non c’è giudizio e freno che tenga.

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